domenica 28 luglio 2013

QUELLA PECCA CHIAMATA DOPING

Nei quotidiani e sui vari siti internet se ne sta parlando tanto. Un caso che ci lascia basiti, delusi, increduli. Ma increduli in cosa? Nello sport? No, perchè fino a prova contraria, lo sport è stato sempre considerato una sorta di benessere, interiore ed esteriore; quel perfetto equilibrio che si instaura tra mente e corpo. Ma fino a che punto? Fino a che punto è conveniente raggiungere il benessere facendosi del male? I motivi sono tanti; economici, di fama, di riconoscimento nazionale e soprattutto mondiale. Il doping è la pecca dello sport, la sua rovina. Pochi giorni fa è avvenuta una vera e propria strage nell'atletica. Strage iniziata con Veronica Campbell-Brown che è risultata positiva a un diuretico proibito, continuata con Tyson Gay che in questo periodo stava ottenendo risultati importanti (e ora sappiamo anche il perché) e non ancora conclusa, no, perché i nomi sono ancora molti. Quindi continuiamo: Asafa Powell, Nesta Carter, Sheron Simpson, Allison Randall, Travis Smikle e Damar Robinson. Tra questi nomi c'è gente che ha vinto Olimpiadi, che è salita sul podio, che ha conquistato i mondiali, che ha fatto sognare il mondo intero. Come dimenticare, inoltre, il caso italiano avvenuto a Londra 2012 che ha coinvolto Alex Schwazer. Una sorta di lutto nazionale. Solo delusione. Ma l'atletica non è la sola, anche il tennis sta subendo un periodo particolarmente nero, prima con la squalifica del serbo, Victor Tricki, per 18 mesi causata dal rifiuto di consegnare un campione di sangue, poi con la notizia di Cilic risultato chiaramente positivo. A quanto pare, il giocatore avrebbe appreso la notizia durante il torneo di Wimbledon e in seguito avrebbe deciso di simulare un infortunio e di non presentarsi sull'erbetta inglese per non deludere tutti coloro che hanno pagato il biglietto (e anche a caro prezzo) per vedere una competizione tra persone oneste e pulite. Chi ha praticato, anche per poco tempo, attività agonistica, sa benissimo quanti sacrifici, quanto "sangue sputato" c'è dietro tutti questi campioni. Sacrifici fatti dallo sportivo stesso, dai genitori, dal team, dall'allenatore; ed è un vero peccato rovinare un'intera carriera, anche con continui articoli in prima pagina che tendono a denigrare. E poi si sa, la gente non si ricorda mai il bene che hai fatto ma si ricorda solo degli errori.

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